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Didattica:

Classe di Joanne Maria Pini


La mia concezione della materia

«L'insegnante, anziché occuparsi tanto della forma-sonata, cosa che
teoricamente si può insegnare in mezz'ora, dovrà sorvegliare la cultura
generale e quella musicale dell'alunno e cercare di indirizzarlo
lentamente al più difficile passo della vita dell'artista: al primo
approccio con la delicatissima lettura del libro interiore»
Luigi Dallapiccola
Intervento sull'insegnamento della composizione - (1949)


La mia concezione.

Vi sono insegnanti che ritengono di porre in primo piano la cosiddetta "scrittura" [Armonia complementare], altri l'Analisi, mentre io ritengo che al primo posto ci debba essere la "Cultura musicale generale", come da definizione precisa e originaria di questo corso e secondo quanto scrive Dallapiccola.

Certo è necassario aggiornare i contenuti, ma più ancora e il modo di trattarli, lavorando più sul Metodo che sul nozionismo puro e semplice, come insegna Morin: "Meglio una testa ben fatta che una testa ben piena"...
Dal 1990, ad esempio, rendendomi conto delle vere necessità degli alunni, faccio realizzare loro delle "ricerche" [o "tesine" che dir si voglia], utilizzando anche le tecnologie informatiche, e curando che gli alunni apprendano, oltre a metodologie di ricerca e a scrivere], a "comunicare" nelle modalità opportune il loro lavoro. [lavori esemplificativi sono nel vecchio sito]

Ritengo infine che all'esame si debba portare anche quanto fatto nel corso dell'anno [che è una tendenza generale della scuola],  da illustrare opportunamente nella prova orale.
Quanto alla scrittura la penso esattamente come Carlo Marenco, di cui invito a meditare quanto ha scritto per questo sito.

Di certo prendo sul serio la materia, mi impegno al massimo, e naturalmente chiedo lo stesso a chi verrà nella mia classe e, come scrive Sciarrino [e secondo la concezione di Jacques Chailley]:
"Non cominceremo dal particolare (come normalmente usano i musicisti per loro formazione); al contrario, cominceremo dagli aspetti generali e casomai avvicineremo in seguito i dettagli" .

Il sito che state navigando è stato concepito anche con questo intento.


"Cultura Musicale Generale" - una materia generalmente malinterpretata.


Un poco di storia e qualche prospettiva, secondo la mia visione.

La definizione - precisa - risponde alla necessità, tuttora presente, di fornire agli allievi strumenti di tipo "culturale" in una scuola che è sempre stata solo "professionale", che ha quindi preparato esecutori magari ottimi [che finivano sovente ad insegnare] in genere, però, abissalmente ignoranti.
[detto per inciso, non è che la situazione sia migliorata se i test di ascolto effettuati al Conservatorio di Milano nel giugno 2004 hanno dato risultati scandalosi].

La necessità era ed è reale, l'idea era buona e la dizione conseguente, in quanto "Cultura Musicale Generale" rappresentava un 'contenitore' suscettibile di modalità e approfondimenti variabili, ma venne col tempo svilita in "armonia complementare" [considerazioni che l'attuale direttore ha perfettamente condiviso il 27 ottobre 2004 in una riunione dei colleghi della disciplina], tra l'altro, normalmente si parla da parte di taluni, di 'armonia' in un modo vaghissimo che riflette la pigrizia mentale del docente medio, oltre che i suoi limiti...

La maggior parte dei professori hanno definifivamente corredato il loro cervello come una casa nella quale si conti di passare comodamente tutto il resto della vita da ogni minimo accenno di dubbio vi diventano nemici velenosissimi, presi da una folle paura di dover ripensare il già pensato e doversi mettere al lavoro.
Per salvare dalla morte le loro idee preferiscono consacrarsi, essi, alla morte dell'intelletto.
Benedetto Croce

La materia è a tutt'oggi normata dal regio decreto n° 1945 del 1930 quando le necessità "culturali" per un musicista medio erano molto ridotte rispetto a quelle odierne.

La materia è sempre stata considerata in maniera differente dai diversi insegnanti, chi la intendeva palestra di bassi [e oggi vorrebbe aggiungerci solo il 'canto dato' e magari una spruzzatina di contrappunto], chi palestra d'analisi [ma nel Conservatorio riformato l'analisi dovrebbe costituire una materia specifica] e chi la intendeva quasi una sinecura, come Dallapiccola...

La terza via - secondo me quella più produttiva nel contesto generale - dare tutte le basi necessarie per capire come funziona il linguaggio musicale - è quella rappresentata da insegnanti che intendono la materia nella sua intenzione originaria, dando largo spazio alla teoria, ad argomenti non trattati altrove e a collegamenti con altre discipline [anche, come sto provando a fare, in collegamento con altre classi, di Storia della musica, ad esempio, come sto programmando con Gabriella Mazzola] ed all'ascolto delle composizioni analizzate [possibilmente con diverse interpretazioni, come faccio dal 1999 a Milano], come la intendo io, come testimoniano le ricerche nel vecchio sito e lavorando con l'informatica e la Internet [i cui materiali 'operativi' saranno nella sezione "Cantiere"].


Le prospettive

Ora nuove prospettive si schiudono: ad esempio con un laboratorio d'informatica [vedi Cantiere], ma nel quale si affronti l'uso ragionato delle nuove tecnologie da prospettive umanistiche, all'interno del nuovo concetto di "Informatica umanistico-musicale" o "Supporti multimediali per la didattica".

Ricomporre i saperi [anche nel solo ambito pedagogico, che è anche una sezione di questo sito] vuole anche dire imparare ad armonizzare il tutto dinamicamente, perché la vita è tensione, conflitto, le espressioni vitali non sono mai risolte, se lo fossero sarebbe la morte.

Questa materia, nel curriculum degli studii, PUO' e DEVE essere formativa come poche, quindi la necessità che sia anche educativa, e aggiornata, - mentre nessuno nei Conservatori parla più di 'pedagogia' - hélas...

La “visione”, la “filosofia” del sito, ha come ‘bussole’ le seguenti citazioni:

"Caminantes, no hai caminos, hai que caminar"
[Toledo - Chiostro del 1200]

Francesco Bacone – La Grande Instaurazione; Parte seconda, Novum Organum
[citato da Jacques Chailley e connotativo del “senso” di tutto il suo lavoro, e del mio]

 “Infine, ciò che si deve raccomandare è ricordare più spesso è che la diligenza degli uomini in ogni indagine e in ogni raccolta di storia naturale dovrà d’ora in poi certamente mutare, per volgersi nella direzione contraria di quella seguita fin’ora.

L’operosità degli uomini, infatti, è stata mossa da una grande curiosità nel notare la varietà delle cose e nello spiegare accuratamente le differenze fra gli animali, le erbe e i fossili [...]

Cose di questo genere procurano certamente diletto e servono talvolta anche nella pratica, ma poco o nulla a penetrare nella natura.

Per questo si deve rivolgere tutta la nostra opera a ricercare e a rilevare le somiglianze e le analogie fra le cose, sia nella loro totalità che nelle loro parti.

Esse sono infatti ciò che unisce la natura e cominciano a costituire le scienze.”


Salvatore Sciarrino - da “Le figure della musica”

Sentiamo la necessità di strumenti critici che non possediamo, di nuovi collegamenti.
Sentiamo la necessità di un approccio diretto e globale alla musica, un approccio, se possibile, interdisciplinare.
A tale scopo dovremmo anzitutto sviluppare una duplice capacità: quella di collegare i fatti del pensiero moderno, fra loro e con i fatti della tradizione.

Naturalmente ci occorrono anche coraggio e apertura mentale, per abbandonare termini e schemi accademici, vecchi preconcetti ideologici, le piccole comode certezze degli intenditori. Certo, così qualcosa della tradizione andrà perso. Essa tornerà a noi con altro volto, in compenso ci sorprenderà il suo potenziale comunicativo, efficace anche fuori delle convenzioni abituali.

Qualche riflessione non marginale sul metodo d'analisi occorrente alla nostra ricerca.
[che è, nell’intima essenza, quello ‘baconiano’ di Jacques Chailley  - nota di jmp].

Non cominceremo dal particolare (come normalmente usano i musicisti per loro formazione); al contrario, cominceremo dagli aspetti generali e casomai avvicineremo in seguito i dettagli.

La musica è l'unica disciplina in cui non è stato finora adottato alcun metodo globale per l'apprendimento.
Ciò basta a spiegare l'isolamento e lo sradicamento culturale dei musicisti e del loro ambiente.

L'insegnamento della musica procede per somma di nozioni elementari e per somma di materie scolastiche non integrate fra loro.
Di conseguenza, la tecnica dei musicisti si limita alla conoscenza della grammatica musicale, ed è il livello più alto che essi possano raggiungere. Un livello comunque troppo lontano da qualsiasi problema costruttivo e di significato. Ecco perché, nell'accostarci alla musica, siamo tutti assetati di sintassi e di idee, cose dalle quali i musicisti si astengono per secolare condizionamento.

Oggi sappiamo che la nostra percezione procede dal generale al particolare. E dunque indispensabile che anche l'analisi musicale risulti coerente col funzionamento della mente umana. Non si tratta qui di istituire forzosi parallelismi: il fatto è che dalla somma dei particolari non si arriverà mai alla visione d'insieme.

D'altronde la visione d'insieme non può mancare. La sua assenza toglie significato a qualsiasi attività umana.
Anzi dobbiamo dire: la cultura stessa nasce dalla facoltà di generalizzare.


***

Infine:

Gli alunni che io predligo non sono i classici "secchioni", [e gli uniformati al "sistema" di annientamento della individualità] , ma gli spiriti liberi e ribelli, quelli in cui avvampa soprattutto la fiamma del "desiderio di Conoscenza".

E più arde e più illumina...

Sulle orme anche della pedagogista Giuseppina Pizzigoni [Scuola Rinnovata], la quale inizia la sua autobiografia con un "Fui ribelle" e della quale un altro motto era:

"L'ambiente monotono spegne l'intelligenza"



Joanne Maria Pini - concezione della materia - ottobre 2006
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